EUROPA

I vini delle sabbie, quel legame tra passato e futuro

Dalla Camargue al Sulcis passando per Portogallo e Delta del Po, un viaggio tra vitigni a piede franco ed eleganza aromatica custoditi da suoli unici e da viticulture d’eccezione.

EUROPA

I vini delle sabbie, quel legame tra passato e futuro

Dalla Camargue al Sulcis passando per Portogallo e Delta del Po, un viaggio tra vitigni a piede franco ed eleganza aromatica custoditi da suoli unici e da viticulture d’eccezione.

Era da tempo che avrei voluto parlare di questo argomento, non so perché mi stia tanto a cuore, ma sono quelle cose che accadono senza un perché, e ti ci trovi dentro fino al collo.

“Vini delle sabbie” in realtà è un termine colloquiale, senza alcun riferimento normativo.

Si intendono quei vini realizzati da vitigni impiantati su terreni sabbiosi, terreni la cui composizione di sabbia è superiore al 60%. Che poi, si fa presto a dire sabbia! Esistono sabbie marine, sabbie vulcaniche, perfino sabbie che originano da compressione e sbriciolamento di rocce antiche! Di esempi oltretutto ne abbiamo tantissimi, in Italia e nel mondo.

Spesso un terreno sabbioso viene anche definito “terreno sciolto“: si deve alla scarsa incidenza delle forze di coesione e all’assenza di struttura naturale. Per avere un’idea di cosa significhi basta farsi scorrere un po’ di sabbia in spiaggia, fra le mani. Di fatto, trattenendo meno l’acqua, la più diretta conseguenza è trovarsi di fronte ad un terreno molto più drenante, cosa che impone all’apparato radicale della vite di procedere più in profondità, di nutrirsi meglio.

Ulteriore peculiarità di questi terreni è data dal fatto che, proprio per le loro caratteristiche biofisiche, permettono l’allevamento di viti cosiddette “a piede franco”, poiché la fillossera non riesce a trovare terreno fertile e stabilircisi. Questo maledetto afide, la fillossera, che tanto ha condizionato la viticoltura europea, sui terreni sabbiosi non prospera e di conseguenza oggi abbiamo ancora un piccolo tesoro inestimabile, da proteggere: riusciamo a bere quegli stessi vini che bevevano i nostri bisnonni (più o meno!). Le sabbie (e non solo) ci consentono pertanto di avere delle viti con un patrimonio genetico intatto e non condizionato dalla pratica di innesto su piede americano, necessaria in condizioni normali a causa dell’invasione in Europa proprio della fillossera, che alle radici americane fa un baffo, mentre con le nostre care radici europee banchetta divinamente.

Le caratteristiche più distintive dei vini che vengono fatti con uve coltivate sulle sabbie sono da ricercarsi proprio nella natura del terreno: suoli più ricchi, colorati e compatti forniscono più polifenoli alle uve, rispetto a suoli sabbiosi, che invece generano vini più profumati ed eleganti, accompagnati da una struttura meno poderosa. Altra indicazione è fornita normalmente dalla limitata capacità di produrre vini longevi. Quindi profumi floreali e fruttati e serbevolezza gustativa, accompagnati da un colore normalmente più scarico, sono i tratti più distinguibili in questo tipo di vini.

In Italia possiamo vantare un gioiello come la DOC Bosco Eliceo, nell’area del Delta del Po.

Con composizione del terreno dove la sabbia raggiunge fino al 95-97% e dove il vitigno fortana, in particolare, ha creato il suo habitat di eccellenza, contribuendo a realizzare un vino in versione secca o dolce, spesso frizzante, profumato, dotato di una discreta acidità e assolutamente perfetto ad accompagnare la cucina “grassa” del luogo.

Altro territorio di elezione è il Sulcis, in Sardegna.

La DOC Carignano del Sulcis è forse la più rappresentativa di queste tipologie di vini, con terreni nei quali la presenza di sabbia arriva a volte fino al 99%. Il carignano, allevato su piede franco ad alberello, si è adattato benissimo a queste condizioni estreme di caldo, siccità e maestrale, donando vini sapidi e di carattere, con importanti sentori di macchia mediterranea, mirto, ginepro.

Uscendo dai confini nazionali, celebre è la zona di Colares in Portogallo, dove si produce il Colares DOC.

Si tratta di un luogo estremamente affascinante, le viti sono lasciate striscianti sulle sabbie senza supporto a pochi metri dall’oceano, protette dai forti venti grazie a muretti in pietra e canne (sopravvivono meno di 30 ettari). I vitigni utilizzati sono ramisco per i rossi e malvasia di Colares per i bianchi.  Sono vini dal forte carattere oceanico, influenzati dal vento e dalla salsedine, balsamici, snelli, scarni e dalla bassa alcolicità. La loro alta acidità gli permette di avere una vita lunga. Vi invito fra l’altro ad andarci in questo luogo da sogno: rimarrete a bocca aperta.

Ma il vero paradiso, dal punto di vista paesaggistico, storico ed evocativo, è senza alcun dubbio la Camargue, nel sud della Francia.

Spiagge meravigliose bagnate dal Mediterraneo. Luogo di incontro di culture, fra linguadoca e gitana, streghe, castelli e cavalli selvatici. E grandissimi vini, come appunto, i Vins de Sable de Camargue.

È grazie a luoghi magici come questi che possiamo ancora vantare una cultura condivisa che ci possa permettere di immaginare viticoltura e vini come erano una volta. Questo è un viaggio nel passato se vogliamo, ma è anche un meraviglioso viaggio verso il futuro: sta a noi farne tesoro e continuare a goderne e tramandare la conoscenza alle nuove generazioni.

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