Champagne | FRANCIA

Côte de Blancs e Vallee de la Marne, tutte le sfumature delle bollicine più famose del mondo

Il viaggio nella Champagne prosegue tra conferme e sorprese. Per scoprire che il segreto, forse, è semplicemente quello di farsi attrarre dalla bellezza.

Champagne | FRANCIA

Côte de Blancs e Vallee de la Marne, tutte le sfumature delle bollicine più famose del mondo

Il viaggio nella Champagne prosegue tra conferme e sorprese. Per scoprire che il segreto, forse, è semplicemente quello di farsi attrarre dalla bellezza.

…segue

L’indomani sarà tutto più semplice, penso. Decidiamo di intraprendere una giornata un po’ più rilassata, con una sola visita programmata ed il resto a zonzo. Andiamo da De Sousa, ad Avize, nel cuore della Côte des Blancs. Concettualmente, siamo a metà strada fra le prime due visite del giorno prima: non grande maison, ma nemmeno piccolo vigneron. La casa è molto bella, nella piazza principale di Avize. Che detta così pare chissà che ‘sta piazza, ma Avize sarà grande come Frittole, forse meno.

Ad ogni modo, ci accolgono nel più classico dei modi. Subito degustazione in ambiente elegante. Tutto corretto, apprezzo la verticalità degli chardonnay di questi luoghi, ancora un terroir, ma soprattutto un concetto di terroir diverso. Qui la cuvée la fa da padrona, nuovamente. Tutto si svolge secondo i canoni di una visita classica.  Poi però ci porta in cantina: troviamo un omino intento ad attaccare le etichette sulle bottiglie a mano, dopo averle spulciate una ad una con una luce a contrasto per scovare eventuali difetti. Mi sembra incongruente con tutto quanto vissuto fino a quel momento. Ci introduce alla biodinamica, al loro profondo rispetto verso questa pratica a volte considerata pura “magia”. Ci mostra la stanza dove i vini in fermentazione svolgono il loro processo, gli altoparlanti riproducono Mozart. Stupore. Ci racconta di studi effettuati sulle frequenze che scaturiscono dalla sua musica, uguali (dice) alla frequenza della rotazione della Terra. È tutto così assolutamente evocativo! Altri schiaffi, schiaffi in continuazione.

Ma come, lo Champagne, il vino più “tecnico” che esista, prodotto sotto gli effetti benefici di Mozart?

Incredibile e al tempo stesso bellissimo. A volte pensiamo che certe narrazioni, come ad esempio quelle sulla biodinamica, siano semplici pratiche di marketing per nascondere prodotti fatti talvolta anche male, con cattivi odori spacciati per “qualità caratteristiche”.  Vi farei assaggiare questi Champagne e poi vi ricredereste.

Il terzo ed ultimo giorno in Champagne mi sono tenuto due piccoli vigneron nella Vallee de la Marne. Finora il paesaggio, seppur nella sua variabilità, aveva sempre fatto pensare ad una ricchezza e ad un benessere diffuso. Ecco, qui le carte in gioco cambiano nuovamente.  Attraversi la Marna, fai qualche chilometro e sembra di entrare in un contesto molto più umile: “La Marna Understatement”. Prima visita, Franck Pascal. Organizzata bene, fissata meglio, ci mandano persino una gentile mail per darci il benvenuto l’indomani mattina alle 11 al loro indirizzo. Arriviamo puntuali e troviamo un semplice portone, 1bis, nemmeno lo straccio di un’insegna, nemmeno il nome sul campanello. Suoniamo, ma non risponde nessuno. Telefoniamo: niente. Iniziamo a vagare per il paese in cerca di aiuto, quando, da una finestra, appare un indiano in turbante che ci invita a casa sua, ma non lo calcoliamo molto. Ri-telefoniamo: niente. Suoniamo, ancora niente. L’indiano in turbante esce di nuovo ed insiste, ci dice che lui lavora per Franck, ci vede in difficoltà e ci ospita. Ci apre lui degli champagne di Pascal che aveva a casa sua. Ci tratta come re. Stiamo in pace e serenamente da lui per circa un’ora e mezza. Dimentichiamo anche quel velo di tristezza e disapprovazione che ci aveva colti alla sprovvista. Abbiamo capito che qui, nella Marna Understatement, sono così e ce lo facciamo andare bene.

Non abbiamo percepito maleducazione o mancanza di tatto. Più l’ennesimo schiaffo alle nostre convinzioni di turisti.

Giusto il tempo di riposarci un attimo e siamo all’ultima visita del nostro viaggio: Nowack. Ci accoglie Flavien con un bellissimo e a tratti disorientante sorriso. I nostri dialoghi saranno belli, spensierati, un misto di inglese e francese, con qualche parola di italiano che impara da noi e la infila nel discorso in modo buffo. Si presenta con in mano 7 bottiglie, tutte da stappare, non prese da un frigo, ma direttamente dal cartone. Non c’è fissazione per la temperatura di servizio, altra cosa che ho imparato in questo viaggio. Temo che le fissazioni siano tutta roba nostra, nostri costrutti mentali. Qui la gente è più semplice, più diretta. Ti dice quello che ti deve dire e lo fa con naturalezza disarmante. Anche qui passiamo due magnifiche ore, i suoi champagne sono tutti perfetti e riconoscibili, diversi da quelli degli altri. Ognuno qui ha il suo stile, la sua mano. È una cosa nettamente percepibile. Alla fine di una degustazione interminabile e bellissima, anche qui gratuita, gli chiedo se mi può vendere qualcosa. Mi guarda strano e mi dice che sua moglie gli ha detto che può vendermi solo una bottiglia, che le altre sono finite. Lo guardo e sorrido. Gli rispondo, a quel punto, con la naturalezza imparata in quei luoghi: “Of course you have!”. Ride, ridiamo. “Quante ne vuoi?”, mi chiede. Due di ciascuna. “Mia moglie mi taglierà la testa! Però dai, va bene!”. Ride, ridiamo.

Questa volta lo schiaffo l’ho dato io. Alla fine, forse, ho imparato finalmente qualcosa, da questa terra magica. Ho anche imparato che bisogna sapersi far attrarre dalla bellezza, per gravità. Che non c’è niente di male a non sapere le cose, che se il tuo animo è ben disposto, la gravità ti attrarrà sempre verso la bellezza. Che lo champagne è semplice bellezza che attrae per gravità, mentre le bollicine salgono in alto, per il verso opposto.

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