Champagne | FRANCIA

Champagne. Tra artigianalità e prestigio, un viaggio fatto di emozioni e contrasti

Dalle micro-parcelle di Chartogne-Taillet alle grandi maison di Reims, un’immersione nel cuore del territorio simbolo per le storiche bollicine, tra terroir sorprendenti, degustazioni e incontri indimenticabili.

Champagne | FRANCIA

Champagne. Tra artigianalità e prestigio, un viaggio fatto di emozioni e contrasti

Dalle micro-parcelle di Chartogne-Taillet alle grandi maison di Reims, un’immersione nel cuore del territorio simbolo per le storiche bollicine, tra terroir sorprendenti, degustazioni e incontri indimenticabili.

Il viaggio inizia sotto i peggiori auspici: volo ritardato di 3 ore per nubifragi a Parigi e dintorni, fiumi esondati, Protezione Civile per le strade… Chissà perché, ogni volta che parto per una vacanza, deve sempre accadere qualcosa di stressante. Forse è per farmi maggiormente godere di quello che di bello accadrà. Qualcuno una volta mi scrisse “sei attratto dalla bellezza per gravità, inconsapevolmente”. Niente di più vero.

Comunque, partito per la Champagne pieno di idee e convinzioni, con tale spirito mi avviavo alla sua “scoperta” in campo. Perciò la mattina dopo mi alzo tutto ringalluzzito, con una bella visita già organizzata a Merfy, sopra Reims, da Chartogne-Taillet. Finalmente vedrò il paesaggio di giorno, finalmente vivrò davvero la Champagne, mi dico. La prima delle mie tante convinzioni sbagliate appare evidente subito, appena entro in macchina e faccio qualche chilometro: la dimensione degli spazi! Qui tutto è gigantesco, i campi di grano sono infiniti, poi immensi boschi, improvvisamente svolti una curva ed appare un minuscolo paese circondato da vigne a perdita d’occhio, poi di nuovo grano, girasoli, prati. Un interminabile succedersi di coltivazioni diverse.

Me la immaginavo diversa la Champagne: più stile Cote d’Or, con un’unica, immensa, gigantesca distesa di vigne a 360 gradi.

E invece no. Certo, intorno ai villaggi più prestigiosi, fra le sue dolci colline, lo spettacolo appare più o meno quello. Ma poi basta fare una curva e cambia tutto, ti senti davvero in campagna. Una campagna sui generis, con ampi tratti di monocoltura intensiva a vite, ma altri tratti altrettanto ampi di puro ‘800. I paesi sono vuoti, a qualsiasi ora: non riesci a capire se perché la gente è nei campi o perché a lavorare da qualche parte o se è tutto fermo in una qualche piega spazio-temporale differente. Non esistono posti dove immagini che la gente vada a bere o divertirsi, se non sono nei campi o a lavorare. 

E degli champagne in senso stretto cosa dire? Se non sei particolarmente fortunato, o competente, ma nella maggior parte dei casi entrambe le cose, parti per la Champagne con una tua idea in testa di cosa sia questo prodotto: sì, un affascinante, elegante, perfetto e brillante vino con le bollicine, in grado di farti stare bene, di accompagnarti alla grande nelle serate, con gli amici, con gli amanti. Un minimo di background, devo essere onesto, lo avevo. Minimo. Ma era un bagaglio troppo scarno per affrontare un viaggio così lungo e complesso, senza conseguenze.

Il primo schiaffo me lo becco dritto in faccia quella prima mattina stessa, da Chartogne-Taillet. Cerchiamo la loro sede, e sì che avevo una qualche aspettativa, dopotutto parliamo di un produttore di nicchia di grandissima qualità. E invece entriamo praticamente e semplicemente a casa sua. Alexander ci fa accomodare su divanetti di pelle e ci stappa uno dopo l’altro 11 meravigliosi Champagne. Siamo a casa sua a disquisire dei perché e dei percome, in un clima rilassato, come fra vecchi amici, a tratti surreale. Ci racconta della parcellizzazione di Merfy, delle sue vinificazioni che mi paiono tutto meno che champenoise. Paiono più borgognone. Ed io che ero arrivato con la testa piena di concetti di cuvée, di assemblaggi, di vin de reserve, mi ritrovo davanti Alexander che su pochi ettari, a Merfy, parcellizza vigne microscopiche e le imbottiglia separatamente. Realizzando vini complessi, vini ampi, vini. Quasi che non sembrano Champagne. Quasi non so come spiegarlo. E ci racconta della sua passione per il sottosuolo, per ogni singola differenza che vuole cercare, del suo concetto di terroir. Scoprirò in questi giorni che qui, in Champagne, ognuno sviluppa un proprio concetto di terroir. Passeranno due ore che sembreranno attimi. Ci saluta, scusandosi, perché aveva un impegno. Non ci ha venduto niente (non può farlo), non ci ha fatto pagare niente per la visita. Ci ha regalato con passione due ore della sua vita, seduti comodamente sul suo divano. Altro schiaffo in faccia.

Poi, ecco che accade il contrario del tutto quanto vissuto finora.

Dopo una breve visita a Reims, ci rechiamo per una degustazione da Taittinger. Una grande maison stavolta.

Pare di entrare in una boutique di lusso di via Tornabuoni a Firenze. Tutto è perfetto. Le commesse (mi vien da chiamarle così!) tutte vestite uguali ed impeccabilmente, con tanto di scarpa argentata, doppio laccino e tacco. Tutto si svolge come se fossimo su due binari. Visitiamo le profonde gallerie di gesso, ci viene spiegata immancabilmente ogni parte del processo e non mancano riferimenti a nobili glorie antiche. Tutto si innalza a vette di prestigio, ad un immaginario collettivo di irraggiungibilità. Pure gli champagne che ci faranno degustare in una saletta che sembra uscita da un catalogo di arredi. Perfetti, impeccabili, precisa espressione classica del gusto. Cosa vuoi dire? Totalmente l’esatto opposto di ciò che avevamo appena vissuto la mattina stessa. Anche riguardo al costo della visita, ça va sans dire. Eppure tutto questo è capace di emozionare, sempre.  Ancora un nuovo schiaffo in faccia. Torniamo a casa confusi e felici dopo una giornata, ad essere onesti, emotivamente turbolenta.

Continua…

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