Avete mai assaggiato o sentito parlare della DOC Cacc'e Mmitte di Lucera? E dei pomodori di Paolo Petrilli?
Ci troviamo nel nord della Puglia, a Contrada Motta della Regina. Il paesaggio pianeggiante è suggestivo, incontaminato, si respira lentezza. È il 3 gennaio 2025 e percorrendo le strade bianche calcaree circondate da campi, arriviamo in un luogo incantato, dove il tempo sembra essersi fermato.
Varchiamo l’ingresso della masseria entrando nella corte, accolti festosamente da Tiago, un cane dal pelo bianchissimo che ci conduce all’incontro con Paolo Petrilli e sua moglie Paola. Fin dal primo sguardo entrambi trasmettono semplicità elegante e gentilezza autentica, facendoci sentire subito a casa.
C’è chi fa le cose a caso e chi fa caso alle cose: i Petrilli appartengono alla seconda categoria.
Il racconto di Paolo comincia passeggiando tra gli 11 ettari di vigneti, accompagnato dal suono costante del vento che rende perfetta l’agricoltura biologica, qui praticata dal 1988. “Abbiamo comprato barbatelle da innestare” racconta Paolo “perché ci piaceva tramandare il mestiere degli innestatori che, seduti per terra con la barbatella tra le gambe, facevano a mano l’innesto a spacco”.
Il re delle vigne è il Nero di Troia, affiancato da Sangiovese e Montepulciano per il tradizionale taglio della DOC, più un tocco di Bombino e Aglianico. Nessuna varietà internazionale: una scelta di identità e coerenza territoriale, in linea con i consigli di Luigi Veronelli, con cui Paolo si scambiava lettere. L’uva di Troia viene vendemmiata a fine ottobre, lasciata sovramaturare fino a rischiare la perdita della raccolta.
È una sfida continua tra uomo e natura, fatta di attese, rischi e coraggio.
Parliamo del Cacc'e Mmitte, vino dei contadini poveri che “spigolavano” nei vigneti e correvano nei palmenti gridando: “Cacc' il mosto e mmitte l’uva!”. Oggi è una DOC con appena cinque produttori, ma a Lucera la tradizione resta viva.
In cantina la vinificazione avviene in piccoli tini aperti senza indurre la fermentazione. L’affinamento è vario: acciaio, barrique e tonneaux di un mastro bottaio trevigiano. La produzione annua è di circa 40 mila bottiglie. Assaggiamo in anteprima il Rosato Motta del Lupo 2024, un vino fiore da Nero di Troia: rosa corallo, profumi floreali e agrumati, delicato e sorprendente.
La visita si sposta nella cucina padronale, calda e accogliente, dove Paola ci fa scoprire l’altra anima della casa: i pomodori. Coltivati in azienda e lavorati da sessanta donne di Lucera, che con mani esperte li selezionano, sbollentano, pelano e chiudono nei barattoli con una foglia di basilico. Il risultato è pura poesia: pelati rosso scarlatto, profumo intenso, dolcezza naturale.
Un pomodoro Petrilli non è solo un ingrediente: è una storia di mani, famiglie e memoria.
A tavola si susseguono assaggi: Agramante e Ferraù, entrambi Cacc'e Mmitte DOC 2022, il primo affinato in acciaio, il secondo in legno; e poi Il Guerro, Nero di Troia in purezza. Vini che esprimono forza ed eleganza, territorialità autentica e una mano che sa coniugare cura, estetica e passione.
Un ultimo sorso, un sorriso, e la promessa di rivederci presto.
La giornata con Paolo e Paola Petrilli si chiude con la sensazione rara di aver incontrato non solo produttori, ma custodi di un patrimonio culturale e umano che merita di essere tramandato.