Se in una qualunque primavera inoltrata, tra la fine dell’800 e i primi del ‘900, fossimo stati al posto di un’allodola in volo, avremmo potuto godere di uno spettacolo peculiare: al nastro argentato del torrente Corsalone si sarebbe accompagnato un nastro bianco, che procedeva in direzione contraria e placida, quasi a fare da contrappunto allo scorrere nervoso del torrente di montagna. Un mare di pecore e agnelli, pasciuti e sani, tornavano a casa dopo mesi di assenza, diretti nella Valle Santa, dalla Maremma dove avevano svernato. Gli uomini avrebbero ritrovato mogli, fidanzate e mamme. Avrebbero conosciuto, per la prima volta, i figli nati durante i mesi invernali e sarebbero andati nei cimiteri a salutare i morti, vecchi e piccini, perché si sa, a quei tempi era difficile resistere ai rigori dell’inverno, del poco cibo e dell’assenza di cure.
Non c’era whatsapp con cui tenersi in costante contatto, a malapena c’erano le lettere e pochissimi sapevano leggere e scrivere il proprio nome. Ma c’erano lo stupore, la meraviglia e il senso sacro del tempo e delle feste; e doveva essere con grande sollievo che i pastori avrebbero visto apparire, dopo dieci lunghi giorni di cammino, la Verna con la sua criniera di abeti e faggi come una grande belva accucciata a vegliare il loro paese: Corezzo.
Corezzo è un piccolo borgo a quasi 800 metri slm nel cuore delle Foreste Casentinesi, fra il Santuario della Verna e il Monastero di Camaldoli.
Ha origini antichissime, le prime tracce di frequentazione antropica risalgono al 967 d.C. La zona era ritenuta un passaggio delle legioni romane, passata in seguito ai Conti Guidi di Romena e poi ai Conti Cattani di Chiusi (piccola curiosità: il Conte Orlando Cattani donò a San Francesco il monte della Verna) e infine arrivato alla Repubblica Fiorentina.
In questo piccolo paese nasce un prodotto da scoprire: il tortello alla lastra, che fa delle sue grandi dimensioni (dei quadrati di circa 13 centimetri per lato) e delle modalità di cottura due caratteristiche uniche. Il tortello era il “pan di via” dei pastori che in autunno partivano per la transumanza verso la Maremma. Veniva appositamente preparato dalle donne per il viaggio e conservato nelle bisacce avvolto in un panno. Si tratta di un alimento molto semplice.
Impasto di farina di grano tenero e acqua. Ripieno di patate nella versione più moderna. Ricotta ed erbe in quella più antica.
Erano il solo alimento preparato in precedenza che portavano con sé, perché bastava scaldarli di nuovo sulla pietra, senza bisogno di paioli o pentole. I pastori preparavano la brace, si procuravano una pietra liscia e piatta e in pochi minuti potevano cuocere un pasto che avesse il sapore di casa.
Un alimento così semplice poteva essere preparato facilmente anche durante il viaggio, in questo caso il ripieno sarebbe stato assicurato dalle erbe selvatiche che crescevano spontaneamente nei campi. Oggi come allora basta scaldarli, anche su una lastra o dentro ad un forno, elettrico stavolta. Possiamo gustarli da soli o accompagnati da altri prodotti interessanti della zona come il prosciutto e le salsicce di grigio, le trote e i salmerini dei torrenti casentinesi, magari affumicate, accompagnati da birre locali fatte sul Monte Fatucchio o da syrah prodotti alle pendici della Verna (e di cui parleremo in un altro articolo).
Possiamo condividerli in un giorno di festa, portali in ufficio o mangiarli in solitaria sul divano in una sera piovosa in città. Con il passare degli anni la transumanza è scomparsa, la società agro-pastorale è stata soppiantata da quella industriale e negli anni ’50 del ‘900, il paese di Corezzo ha visto la sua popolazione diminuire in modo vertiginoso. Tuttavia, da alcuni anni le cose stanno cambiando, anche grazie a questo prodotto che è diventato Presidio Slow Food e alla comunità che è cresciuta intorno e grazie a lui, un po’ come se il tortello alla lastra fosse diventato il vessillo sotto il quale si è unita una coscienza collettiva comunitaria che si stava disgregando.
È nata una Cooperativa di Comunità per la sua produzione che ad oggi conta quattro dipendenti, tutte donne e a tempo indeterminato.
Con l’obiettivo di contrastare e invertire il trend di spopolamento e l’impoverimento delle aree montane e più marginali della Toscana. Un fazzoletto di pasta e patate ha creato un piccolo miracolo e ha dato vita ad una nuova transumanza: di nuovo, in estate il paese si riempie, tornano a casa quelli che sono dovuti partire per lavorare e arrivano per scoprire la Valle Santa, persone nuove interessate a una nuova dimensione di viaggio un po’ più sostenibile.
Si ringrazia:
la Pro Loco di Corezzo, Sirio Farini, Lorena Venturini e tutta la Comunità di Corezzo per le preziose informazioni condivise.
Si segnala:
la Festa del Tortello alla Lastra, organizzata ogni anno, dalla Proloco di Corezzo nei giorni 12-13 e 14 agosto.