C’è una vigna che profuma di bosco, non di solfiti. La terra è morbida, piena di insetti, e quando la tocchi ti resta sulle dita un odore di vita. È qui, nell’agro di Castellaneta, che L’Archetipo ha costruito la sua idea di agricoltura e di vino.
Andrea Di Benedetto racconta la storia di un’azienda familiare - che inserita tra le aderenti al manifesto Tripla A è una rarità per la Puglia - nata dall’idea del papà Valentino e che oggi coltiva 33 ettari, ma che ha scelto di “non coltivare” nel senso tradizionale: niente arature, niente diserbanti, niente pratiche invasive. “Da dieci anni non tocchiamo il suolo – spiega Andrea –. Ci limitiamo a osservarlo, perché la terra sa fare da sola.”
L’agricoltura che imita il bosco
Alla base di tutto c’è l’agricoltura sinergica, un’evoluzione della biodinamica che rifiuta l’idea di “curare” la terra con preparati o concimi.
“Ci siamo chiesti: se il mio ecosistema è sano, perché devo continuare a introdurre qualcosa? Il bosco non ha bisogno di noi, eppure funziona. È lì che abbiamo trovato la risposta.”
Andrea mostra il terreno: erba verde, erba secca, tralci, humus e un’infinità di piccoli organismi. “Guarda quanti insetti, quante ife fungine… È un mondo vivo. È questo che mantiene le piante sane.”
Il moscatello selvatico nasce qui, su un ettaro di terreno argilloso-limoso, con viti di ventun anni allevate in una controspalliera libera, scelta che rimanda al pensiero di Rudolf Steiner: la libertà come fondamento di ogni vita sana.
Un vitigno dimenticato che torna a cantare
“Nel nostro territorio è difficile trovare uno spumante dolce che sia di qualità”, dice Andrea con schiettezza. Da quella constatazione è nato il progetto del Moscatello Selvatico Spumante Dolce Millesimato: una sfida commerciale e culturale insieme.
Il vitigno, autoctono pugliese quasi scomparso, viene unito a una piccola percentuale di moscato a bacca rossa, che dona al vino la sua inconfondibile tonalità ramata naturale. “È un colore che non aggiungiamo, arriva dai grappoli rossi e dalla fermentazione spontanea.”
La vendemmia, fatta a mano a inizio settembre, raccoglie uve sane e profumate. Il risultato è un vino di 10 gradi alcolici, leggero e aromatico, ma con una tensione minerale che ne bilancia la dolcezza.
Il metodo ancestrale, la filosofia del tempo
In cantina regna la pazienza. Andrea racconta come ogni bottiglia nasca da una sola fermentazione naturale, senza lieviti aggiunti né zuccheri esterni: “Lavoriamo con il metodo ancestrale, non con rifermentazioni. La natura fa tutto: noi ascoltiamo e la accompagniamo.”
Durante la fermentazione, il mosto viene travasato in autoclave per la presa di spuma. Quando raggiunge il punto perfetto di dolcezza, la fermentazione viene rallentata col freddo, conservando lo zucchero residuo naturale che definisce lo stile del vino.
Segue un lungo bâtonnage sui lieviti nobili, fino alla stabilità naturale, senza filtrazioni né chiarifiche.
“È un vino vivo, dolce ma non ruffiano – dice Andrea –. È il mosto che decide da solo quando fermarsi, non siamo noi a imporlo.”
L’Archetipo: una famiglia, una filosofia
La storia dell’azienda inizia con il padre di Andrea, Valentino Di Benedetto, che negli anni Novanta ha lasciato l’agricoltura convenzionale per inseguire un’idea di armonia tra uomo e natura. Da lì la certificazione biologica, la sperimentazione biodinamica e, infine, la conversione totale all’agricoltura sinergica.
Oggi Andrea, insieme alla sua famiglia, prosegue quella visione. “Abbiamo perso tre anni di produzione per raggiungere l’equilibrio. Tre anni senza vendere, ma abbiamo vinto in salute del suolo, qualità e verità del vino.”
In azienda lavorano in pochi – genitori, figli, alcuni collaboratori – ma tutto è curato internamente: dalla vigna all’imbottigliamento. Anche l’espansione è ragionata: anfore in cocciopesto, botti grandi, nuove prove sui rossi, e un progetto di ospitalità rurale in costruzione tra i vigneti.
“Vogliamo accogliere chi vuole capire davvero cosa significa vivere la terra. Qui non si viene solo a bere vino: si viene a sentire cosa vuol dire lasciarlo vivere.”
Il gusto della libertà
Nel Moscatello Selvatico di L’Archetipo c’è molto più di un vino dolce: c’è un manifesto agricolo, una filosofia esistenziale, un gesto di libertà.
“Non vogliamo dominare la natura, ma camminare accanto a lei. È questo il vero lusso del nostro tempo.”
Scheda essenziale
Nome: Moscatello Selvatico Spumante Dolce Millesimato
Denominazione: IGP Salento – Vino Spumante
Vitigni: Moscatello Selvatico 95%, Moscato a bacca rossa 5%
Metodo: Ancestrale, non filtrato, dolce naturale
Terreno: Argilloso-limoso, ricco di humus e carbonato di calcio
Allevamento: Controspalliera Libera
Vendemmia: Manuale, inizio settembre
Produzione: 7.000 bottiglie
Gradazione: 10 + 3,5% vol







