Cosa accadrebbe se ognuno di noi avesse la capacità di credere così tanto in se stesso, tanto da avere il coraggio di seguire senza riserve le proprie innate intuizioni? Forse potremmo realizzare i sogni che custodiamo e valorizzare in modo ottimale le naturali inclinazioni. I sogni, siano di terra o di mare, possono essere più o meno chiari: spetta a noi interpretarne correttamente i significati.
In questa occasione parleremo di una persona straordinaria di nome Alberto Casula che ha provato a seguire le sue naturali inclinazioni interpretando e seguendo i suoi sogni, realizzandoli. Ci troviamo a Desulo, un paese tipico della Barbagia di circa 2000 abitanti. Una comunità di antico patrimonio culturale, storico e tradizionale, abbarbicato alle pendici del Gennargentu (nome evocativo che significa, in lingua Sarda, “Porta d’argento”), un monte con i suoi scisti dal riflesso metallico e argentato. Il nome Desulo potrebbe significare “luogo riparato”. La vetta più alta, quella che sovrasta Desulo come una sentinella e che protegge la comunità, si chiama Punta La Marmora.
Prende il nome dal grande generale e scienziato Alberto Ferrero della Marmora, che qui soggiornò per studi naturalistici, geografici e ambientali, seguendo anche lui le sue intuizioni di ricerca. Desulo è anche il paese che ha dato i natali al poeta di lingua sarda (nella sua variante logudorese) Antioco Giuseppe Casula (1878-1957), nonno di Alberto, Il quale proprio alla bellezza del suo paese, della sua gente, dell’ambiente naturale ha dedicato tanti versi poetici.
Suo nipote Alberto, laureato in scienze geologiche, è stato docente ma non ho mai abbandonato né spento la sua passione per la ricerca e lo studio delle erbe naturali. Nel 2008, dopo un periodo difficile per mancanza di stimoli e soddisfazioni come lavoratore dipendente, decide di seguire il suo intuito: dopo varie prove, ricerca e sperimentazione, diventa ufficialmente imprenditore agricolo, realizzando un piccolo laboratorio a norma per la lavorazione delle erbe e dei prodotti della montagna. In prima persona segue tutto il percorso dall’attività delle colture naturali alla loro raccolta ed essiccazione.
Racconta Alberto: “Devo tanto a mio padre. Da piccolo, già dagli anni ‘70, mi portava in montagna”.
“Ad ogni passo, ad ogni sguardo in campagna - dice - mi trasmetteva in modo coinvolgente il riconoscimento delle erbe, essendo lui competente e ottimo conoscitore ed appassionato di ambiente, di paesaggio, di cultura locale. Il nome Arbisos l’ho rubato dallo sconfinato vocabolario desulese di mia madre. Il suo significato è intuizioni, anche perché il mio modo di operare corrisponde a un lungo percorso di ricerca e sperimentazioni, dove l’intuizione è preminente per scoprire e valorizzare gli svariati e speciali ingredienti che sono erbe officinali e bacche di frutti raccolti sui monti del Gennargentu, protagonisti di queste produzioni”.
Le materie prime sono coltivate naturalmente e principalmente sono di provenienza selvatica. Le montagne della Sardegna centrale sono un tempio di sapori e di profumi che cambiano con l’altitudine. Certe specie assumono intensità e tonalità aromatiche cangianti con la stagione. “Pur non essendo un erborista - spiega ancora Alberto -, sono stato definito nel tempo l’alchimista del Gennargentu perché, seguendo un approccio sperimentale, riesco a creare e inventare ricette originali, diversificando le mie produzioni”.
“Utilizzo col massimo rispetto le risorse naturali, a tutela e salvaguardia di erbe e frutti spontanei che rappresentano e identificano questo territorio montano”.
“Un aspetto non trascurabile di questa mia professione è l’interesse e la discreta conoscenza della meteorologia applicata alla realtà locale che mi è stato di aiuto e ancora oggi influisce, sulle varie fasi della mia attività dalle coltivazioni naturali; le raccolte, la decantazione degli infusi, l’essiccazione delle erbe sono fatte secondo le leggi naturali del clima. Dagli ingredienti autoctoni e naturali realizzo oltre 30 prodotti tra bevande alcoliche, composte di frutti selvatici, condimenti di erbe, tisane di erbe con produzione locale talmente piccola da poter affermare di essere in Italia il più piccolo produttore di liquori e di composte; un punto di forza per l’alta qualità raggiunta”.
E conclude: “Pur essendo iscritto come imprenditore agricolo, non mi sento tale, perché è una definizione che non mi appartiene, io vedo l’imprenditore come uno che conosce il mercato, ha il senso degli affari come si usava dire ai bei tempi, produce anche in quantità notevoli, io no. Lavoro secondo l’ispirazione e il sentimento”.
L’attività sperimentale con le essenze botaniche autoctone è giunta a un punto di svolta del suo percorso con la creazione dell’amaro Montanaru. L’amaro Montanaru è il risultato di un lavoro di studio. Rispetto e salvaguardia del patrimonio naturalistico e culturale dell’area, sintetizza i vari aspetti geo-ambientali e storico-culturali del massiccio montano del Gennargentu, rievoca il clima, la varietà dei profumi delle piante selvatiche. Il passato e presente degli abitanti, di luoghi ancora incontaminati. Come già tanti versi del poeta Antioco Casula, la cui sensibilità ambientalista aveva anticipato i tempi.
Un altro dettaglio non trascurabile: il Montanaru è l’unico amaro in Italia che non contiene zucchero, ma solo ed esclusivamente miele locale.
Come si può immaginare ha un altissimo costo in confronto allo zucchero utilizzato da altri produttori. “Il mio operare tra i boschi e le brughiere respirando l’atmosfera naturale ma anche culturale - racconta ancora Alberto - proviene dalle poesie del poeta Montanaru, dai rovi ed altri cespugli spinosi, cresciuti in varie condizioni climatiche in tutte le stagioni dei nostri monti, che sono il regno dei sapori e profumi che cambiano, come già specificato, secondo l’altitudine. Alcune specie assumono intensità e tonalità aromatiche secondo l’habitat, la temperatura, l’esposizione, il suolo”.
Un esempio fra tutte l’aspridda (erba barona), poi il ginepro di montagna (Juniperus macrocarpa o coccolone) e le altre specie di alta quota come l’elicriso, l’origano, la genziana. Aromi e sapori fondamentali del Gennargentu. “Su sacru monte” (Il monte sacro), “s’altare Majore de onzi spiritu sardu in turmentu” (l’altare di ogni spirito sardo in tormento), secondo il poeta Montanaru.
Le infusioni delle erbe a una a una, che in seguito si mischiano tra loro e come singole voci devono formare un coro, le varietà botaniche, daranno luogo a un nuovo insieme armonico di aroma e sapore esclusivo. In questo elisir sono riunite 22 specie botaniche, compresi alcuni frutti di bosco, come le more, ineguagliabili per gusto delizioso e con le loro proprietà antiossidanti, e le bacche di rosa canina, ricchissime di vitamina C.
Anche lo spirito sardo di Alberto è in tormento perché l’alchimia che c’è dietro la produzione dell’amaro Montanaru comporta uno spirito di sardità tormentata ma con genuina passione e fedeltà per il territorio montuoso di Desulo e alla nostra terra isolana. Lo stesso spirito di sana inquietudine ha indotto il nostro protagonista a spedire campioni dell’amaro per partecipare al più importante concorso mondiale di vini, liquori, amari della Spirit Selection, in cui i prodotti provengono dai cinque continenti. Vengono poi giudicati mediante degustazione anonima una volta all’anno da una giuria internazionale, esperta e indipendente riunitasi in Cina nel 2024 e a Dubai nel 2023.
A settembre Alberto riceve la splendida notizia dell’assegnazione della medaglia d’argento. Per la prima volta un amaro sardo tocca una vetta così importante.
Nel 2025 Arbisos ha incrementato l’attività sperimentale in laboratorio per migliorare ulteriormente il prodotto, partendo da un livello già eccellente dal riconoscimento del concorso mondiale Spirit Selection by CMB-anno 2024, raggiungendo in conclusione l’obiettivo sperato: maggiore intensità di sapore e aroma, bilanciamento e miglioramento complessivo delle caratteristiche organolettiche nell’auspicio di nuovi suggestivi traguardi.