C’è un filo invisibile che tiene insieme il racconto di una tradizione, il sapore di un prodotto e la voce di chi quel prodotto lo custodisce ogni giorno.
Un filo che troppo spesso si spezza nei circuiti della comunicazione frettolosa, dove tutto diventa “eccellenza”, ma niente viene davvero raccontato.
Voci dal territorio, storie da ascoltare
Noi di Retrogusti crediamo che il vero patrimonio enogastronomico italiano non viva solo nei grandi nomi o nei marchi riconosciuti.
Vive nelle pieghe dei territori, nelle mani degli artigiani, nei racconti di chi ogni giorno lotta per mantenere in vita una varietà, un rito, un gusto.
È con questo spirito che nasce il nostro progetto di collaborazione con le Comunità Slow Food, una rete straordinaria fatta di persone, storie, resistenze e sogni.
Ma cosa sono, esattamente, le Comunità Slow Food?
Le Comunità Slow Food sono gruppi locali — composti da agricoltori, allevatori, cuochi, attivisti, artigiani o semplici appassionati — che si uniscono attorno a un’idea concreta di cambiamento e che nasce per tutelare un prodotto, una pratica o un sapere, e lo fa promuovendo un modello alimentare sostenibile, equo e rispettoso dell’ambiente e delle persone.
Non sono circoli chiusi né comitati folcloristici: sono presìdi attivi di cultura e futuro, spesso lontani dai riflettori ma fondamentali per tenere viva la biodiversità culturale e alimentare del nostro paese.
Non parliamo di loro. Parliamo con loro.
Abbiamo deciso di aprire le pagine del nostro magazine a queste comunità, invitandole a raccontarsi in prima persona.
Non è un’operazione estetica. È una scelta politica, culturale. È il nostro modo di dire: questa voce conta.
Lo facciamo perché, come nel nostro stile, crediamo in una narrazione gastronomica che parte dal basso, che dia spazio ai territori anche quando non fanno tendenza, e che usa la parola “tradizione” con il rispetto che merita, non come strumento di marketing.
Nei prossimi giorni cominceremo a pubblicare i primi articoli ricevuti dalle Comunità Slow Food che hanno aderito.
Vi invitiamo a leggerli, a condividerli, a usarli come bussola per orientarvi in un’Italia diversa: più piccola, più autentica, più necessaria.
Perché raccontare significa condividere responsabilità: quella di tutelare, valorizzare, tramandare.
E così, continueremo a raccontare, a esplorare, a scoprire nuovi retrogusti. Continueremo a essere quella voce che invita a fermarsi un attimo, a riflettere, a cercare il valore delle cose che contano davvero. Perché il cibo e il vino, in fondo, sono una scusa per parlare di noi, della nostra storia e della nostra umanità. E noi, di storie da raccontare, ne abbiamo ancora tante.
Se fai parte di una Comunità Slow Food e vuoi partecipare a questo progetto, scrivici su:
Saremo felici di ascoltarti.